Le Voci Bianche del Coro Farnesiano nascono nel 1976 quando Roberto Goitre decide di portare anche a Piacenza l’entusiasmo che aveva caratterizzato l’esperienza dei Piccoli Cantori di Torino e sperimentare nuovamente l’effettiva rispondenza del suo metodo di apprendimento della musica alle esigenze dei bambini.
Nella prefazione del Cantar Leggendo del 1971 Goitre descrive l’obiettivo della sua ricerca: “educare divertendo ed interessando i ragazzi alla scoperta del mondo sonoro che essi stessi possono ricreare con quello strumento che ognuno di noi porta con sè fin dal primo vagito: la voce. Tanto più convinto come sono che la musica si legge e si scrive proprio come una lingua parlata.”
Mario Pigazzini ha accolto questa vocazione nel 1981 continuando e sviluppando la metodologia elaborata da Goitre. In questi anni ha guidato la creazione di una vera e propria struttura scolastica che prevede quattro anni di precorsi e selezioni. Questo percorso è necessario per sviluppare le capacità e trovare la confidenza necessaria con la propria voce tali da permettere ai bambini di divertirsi scoprendo capolavori di polifonia laddove, senza questa preparazione, si scontrerebbero con la noia e la frustrazione.
“Per l’individuo è importantissimo cantare, ma intendendo per canto il CANTO CORALE, come formazione sociale ed educazione psichica e morale, Il CANTO PER LETTURA, come educazione scientifica della mente e dell’orecchio non solo a fini puramente musicali, il CANTO ESPRESSIVO, come educazione del gusto.” (R. Goitre)
Il canto, affrontato in questa prospettiva, si inserisce in un contesto pedagogico più ampio e l’insegnamento della musica trova finalmente il posto che le gli spetta nella formazione del bambino. Diverse testimonianze di genitori e insegnanti confermano a Goitre che “L’insegnamento con questo metodo, sveglia talmente le facoltà percettive ed accettive dell’alunno, sollecitando a tal punto la logica da esercitare una benefica influenza anche sull’apprendimento delle altre discipline; e proprio a questo tendeva l’ideale di Kodály che esortava gli insegnanti ad agire pedagogicamente su due direttrici principali: la musica come arte e come scienza.”
I cinquanta bambini che formano attualmente il coro di voci bianche testimoniano quanto un progetto lungimirante sia ormai realtà consolidata e in continuo divenire [all’interno di una città che talvolta sembra non accorgersi di questo privilegio]. La scoperta della voce, delle sue potenzialità e della forza che essa ha nel rappresentarci dà al bambino la possibilità di giocare con musica che raramente appartiene ai suoi ascolti e a quelli che il mondo che lo circonda gli impone. Il gioco, come la musica, generano divertimento solo quando affrontati con estrema serietà. L’immutata qualità di questa formazione trascende l’inevitabile mutevolezza del suo organico, l’anima non viene cambiata dal passaggio di volti e voci diverse, ma vive nel cambio delle generazioni.
Le numerose esperienze di scambi con altri cori, spesso all’estero (Grecia, Francia, Ungheria, Belgio, Germania, Repubblica Ceca, Austria, Andorra, Svizzera) e la partecipazione a diverse opere liriche (Suor Angelica, Cavalleria Rusticana, Wir bauen eine Stadt, Werther, Tosca, La Gioconda, Brundibar, Carmen, Bohème) portano questo racconto al di fuori della nostra città rendendolo ancora più colorato.